Partecipiamo al Festival "Giganti in collina"

Ciclopica. Giganti in Collina, è il primo Festival di letteratura, filosofia e arte organizzato dall'associazione culturale AmeliaCiclopica. La Collina è quella di Amelia, i Giganti sono invece i personaggi coinvolti, i dibattiti previsti, i concerti e le performance in programma per il 5-6-7 giugno 2015. Ai bambini delle nostre terze è stato proposto di intervenire, la mattina del 5, con un laboratorio teatrale presso il Museo di Amelia, basato sull’incontro tra Ulisse e il gigante Polifemo.


                                        VISITA AL MUSEO DI AMELIA

Il percorso laboratoriale ha inizio con una breve visita al Museo, alla ricerca dei reperti che testimoniano l’uso che gli antichi facevano del vino, alimento energetico apprezzato per il gusto e le proprietà eccitanti, preziosa merce di scambio, insostituibile protagonista del simposio, elemento caratterizzante della ritualità religiosa. E’ grazie a questa bevanda che l’astuto Ulisse riuscirà ad avere la meglio sul terribile Gigante Polifemo.



             LABORATORIO TEATRALE: Ulisse incontra il Gigante Polifemo

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                                         La storia di Ulisse e Polifemo

Zeus aveva scatenato un'altra violenta tempesta, Ulisse e i suoi uomini furono tanto sballottati da perdere la nozione del tempo e non sapersi più orientare. Così, quando videro profilarsi una grande isola verde tutta cosparsa di greggi ben pasciute, fecero salti di gioia.

Odisseo e undici uomini calarono una barca e raggiunsero la riva. Si incamminarono lungo un ripido sentiero tra le rupi, reggendo con cura gli orci di vino per non versarne neanche una goccia, e dopo una lunga arrampicata raggiunsero una grande caverna.


Sembrava vuota. «Prendete qualche pecora bella grassa, intanto che aspettiamo il pastore» ordinò Odisseo. «Non vorrei perdere troppo tempo.» Avevano appena radunato una decina di pecore, avevano bevuto latte e mangiato formaggio, quando udirono dei ruggiti e un pesante calpestio che faceva tremare le rocce. Terrorizzati, si tuffarono in fondo alla caverna nascondendosi dietro un masso.

Ed ecco entrare un gigante dall'aspetto spaventoso. Si accoccolò sulla soglia, gracchiando: «Venite qui, mie greggi. Venite da Polifemo per essere munte». Odisseo ebbe un sussulto. Aveva sentito parlare di Polifemo e sapeva che erano nei guai. Conclusa la mungitura, il Ciclope accese il fuoco e notò i dodici uomini nascosti dietro la roccia. Emise un assordante ruggito di rabbia.



Un attimo dopo afferrò due uomini e se li cacciò in bocca, stritolandoli trai denti aguzzi. Poi, dopo aver rotolato un grande macigno all'ingresso della caverna, si distese a dormire. Mentre il suo russare echeggiava tra le pareti, Odisseo tentò di escogitare un piano. Ma non gli venne in mente nulla. Così, la mattina dopo, il gigante prese altri due uomini e li divorò come aveva fatto con gli altri. Dopo di che uscì con le pecore, rotolandosi il macigno alle spalle. Erano in trappola!

Polifemo fu di ritorno. Come la sera prima, munse le pecore e sbranò altri due uomini. Odisseo saltò fuori a parlargli. «Forse gradiresti un po' di buon vino, dopo un simile pasto, grande Ciclope!» gli disse timidamente.  Polifemo sorrise. "Buona idea" tuonò. « Visto che siete così piccoli, potete portarmelo con secchi...» disse indicando l'altro lato della caverna. Ulisse e i suoi compagni cominciarono a riempire i secchi nell'immenso orcio di vino. Quando il vino finì, il Ciclope sentì che aveva molto sonno, e finalmente chiuse il suo occhio e giacque russando sul pavimento.

«Presto!» sussurrò Ulisse agli altri. «Prendiamo il suo bastone». Insieme, con tutte le loro forze, sollevarono da terra il palo. Lo trascinarono verso il fuoco e tennero l'estremità appuntita tra le fiamme finché non diventò rovente. Poi, quando il tronco fu abbastanza in alto, Ulisse disse ai compagni: « Piantateglielo nell'occhio! Pronti? Via!» Corsero in avanti tutti insieme e conficcarono l'estremità arroventata del palo nell'occhio chiuso di Polifemo. Si sentì un puzzo orrendo di bruciato, e il Ciclope cacciò uno spaventoso urlo di dolore.



Polifemo, furibondo e cieco,  urlando dal dolore, chiedeva a gran voce che qualcuno lo aiutasse perché, gridava, “Nessuno” lo aveva accecato. Infatti Ulisse aveva escogitato un tranello per liberarsi dal terribile Ciclope, aveva detto  a Polifemo di chiamarsi “Nessuno”. Gli altri Ciclopi, accorsi in aiuto del fratello, rassicurati, tornarono alle loro caverne.

Polifemo fece uscire il gregge per il pascolo, si mise a cercare a tentoni il gruppo di prigionieri greci per ucciderli tutti, ma riuscì a sentire con le mani soltanto il vello delle sue pecore. Ulisse aveva fatto aggrappare i compagni sotto la pancia delle pecore, di modo che Polifemo, al tatto, potesse sentire solo le schiene delle sue amate bestiole.


I Greci riuscirono a mettersi in salvo e corsero sulla riva del mare, dove li attendevano le imbarcazioni ormeggiate. Spinsero rapidamente le barche lontano dalla spiaggia. Quando cominciarono a galleggiare, si diedero a remare più in fretta che potevano. Al colmo dell’ira, il gigante prese tre immensi blocchi di pietra nera e li scagliò contro le navi di Ulisse senza riuscire però a colpirle. Molte altre avventure attendevano Ulisse e i suoi compagni, prima che potessero far ritorno in Grecia e a casa. Essi però ricordarono sempre la notte in cui sfuggirono al Ciclope come la più orribile e pericolosa di tutte.